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SmileCreation, una metodologia integrata per superare i limiti degli algoritmi applicati all'ortodonzia

Nel 2001 quando scoprii l'esistenza di un sistema computerizzato per la gestione dei movimenti dentali in ortodonzia, non avevo ancora chiaro dove questa nuova tecnologia ci avrebbe portato.

Negli anni seguenti l'evoluzione dei software, l'introduzione di algoritmi, sempre più gestiti dall'intelligenza artificiale, hanno progressivamente dato sempre meno rilevanza a ruolo del medico nella progettazione del caso. Contemporaneamente, in ogni corso che frequentavo, dai primi anni duemila ad oggi, il successo del trattamento veniva sempre più associato all’esclusivo impiego di protocolli (algoritmi) di trattamento per ogni malocclusione da applicare in modalità sempre più automatica. In altre parole, dopo ogni corso tornavo nel mio studio con un appunti simili ricette da cucina ed il take home message era sempre lo stesso: i migliori risultati clinici sarebbero stati esclusivamente nelle mani di chi avrebbe avuto a disposizione gli algoritmi più efficaci confinando in secondo piano il medico con la sua diagnosi e la biomeccanica ortodontica individualizzata da applicare ad ogni singolo caso.

Nella mia esperienza personale questo tipo di approccio all'ortodonzia digitale è stato piuttosto  deludente e presentava quotidianamente due grandi limiti. Il primo quello di  conseguire nella maggioranza dei casi risultati ordinari, privi di quel tocco di personalizzazione estetica che ricercavo nei miei trattamenti affinché ogni nuovo sorriso creato fosse unico ed integrato con il viso del paziente. Il secondo quello di non poter trattare quante più malocclusioni diverse possibili in quanto l’algoritmo non considera le individualità del caso, il chief compliance o l’estetica finale del viso del paziente.

Compresi allora che per continuare a crescere professionalmente ed estendere a quante più malocclusioni possibili il trattamento con allineatori dovevo cambiare metodologia di lavoro ripartendo tuttavia da ciò che in passato aveva fatto la differenza, ovvero in primis la diagnosi e poi la biomeccanica ortodontica.

La biomeccanica ortodontica è un linguaggio universale che non cambia in relazione al dispositivo in uso in quanto la biologia con cui interagisce è una variabile non correlata al dispositivo. Pertanto una frase che avevo sentito spesso pronunciare nel mondo degli allineatori “new tools new rules” andava necessariamente cambiata con “new tools same rules”.

Questo è stato il primo step per riscrivere le nuove regole del gioco.

Il secondo step è stato quello di definire le conoscenze necessarie da integrare:

La prima, l’hardware ovvero il dispositivo con le sue uniche caratteristiche ed in secondo luogo i softwares, i programmi utilizzati per la visualizzazione del setup con tutti i loro tools.

Conoscere è la base imprescindibile per poter intraprendere delle azioni consapevoli, tuttavia la sola conoscenza senza una metodologia applicata non è in grado di esprimere il 100% di tutto il suo ampio potenziale in ogni differente contesto clinico in cui venga applicata.

Il work flow SmileCreation nasce per unire tutti questi aspetti in unica metodologia applicabile e ripetibile a qualsiasi caso ortodontico partendo dalla diagnosi, passando per la compilazione di un piano di trattamento, indipendente dal dispositivo in uso, da tradurre in un linguaggio digitale del movimento dentale con allineatori secondo i principi della biomeccanica ortodontica tradizionale, liberi da algoritmi standardizzati e sempre con il pieno controllo del trattamento in corso per raggiungere in ogni caso risultati unici.

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@2024 Dr. Massimo D'Aversa

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